Il Giardino di Luca e Viola: quando l’amore diventa impegno, e il dolore si trasforma in strada per gli altri

08.12.2025

di Luisa Procopio

Ci sono storie che non si possono semplicemente scrivere: si devono attraversare con passo lieve, come si cammina in un luogo sacro

La storia de Il Giardino di Luca e Viola appartiene a questi territori dell'anima, dove ogni parola dev'essere sussurrata, non pronunciata con leggerezza.

È la storia di un dolore che ha un nome, un volto, due sorrisi indimenticabili. Ma è anche la storia di un coraggio che non cede, che costruisce, che continua ad amare quando tutto sembra gridare il contrario.


Alberto e Gianni
Alberto e Gianni

Un'associazione nata nel punto più fragile della vita

Il Giardino di Luca e Viola nasce dalla memoria di due bambini, Luca e Viola, che hanno lasciato un segno tanto forte quanto dolce.

Non è facile immaginare il momento in cui quella ferita si è aperta; non è facile immaginare il silenzio che l'ha seguito. Eppure, dentro quel silenzio, qualcosa ha cominciato lentamente a muoversi.

Non un gesto di ribellione. Non un rifiuto.

Piuttosto un atto d'amore radicale: trasformare il dolore in un impegno verso gli altri.

L'immagine del "giardino" non è metaforica soltanto: è l'essenza dell'associazione.

Un luogo simbolico dove ciò che sembra perduto torna a fiorire in forme nuove: in sostegno alla ricerca sui tumori pediatrici, in progetti al servizio del territorio, in aiuti concreti alle famiglie che affrontano la malattia di un figlio.

Ogni iniziativa, ogni evento, ogni euro raccolto è un seme.

Un seme che porta il nome di due bambini che avrebbero meritato tutta la vita davanti, e che invece continuano a vivere attraverso il bene generato in loro memoria.

Incontrare il Giardino: un'esperienza che tocca l'anima

Ho avuto l'onore di incontrare l'associazione e alcune delle persone che la portano avanti.

E "incontrare" è davvero la parola giusta: non si tratta solo di vedere un'organizzazione, ma di entrare in contatto con una storia viva, con un dolore che non si nasconde, con un amore che si respira.

Quando ho parlato con loro, Alberto papà di Luca e Gianni papà di Viola,  mi sono trovata davanti a persone che non cercano riconoscimenti, che non recitano ruoli, che non indossano maschere.

Ogni parola è autentica.

Ogni gesto è pensato, sentito, necessario.

C'è un attimo – e chiunque abbia vissuto esperienze simili lo riconoscerà – in cui percepisci che la conversazione non sta semplicemente "informando", ma sta attraversando il terreno più umano che ci sia: la vulnerabilità.

Eppure, proprio lì, accade qualcosa di potente:

dalla vulnerabilità nasce la forza.

Dalla mancanza nasce la generosità.

Dalla fragilità nasce il coraggio.

Umanamente, quel momento lascia una traccia profonda.

Non si dimentica. Non si archivia. Rimane.


Una riflessione più ampia: chi siamo davanti al dolore degli altri?

Viviamo in un tempo in cui tutto corre, dove la sofferenza spesso sfiora i nostri occhi come una notizia tra le tante, un titolo che scivola via.

Ma il dolore degli altri è reale, concreto, pesante.

E non dobbiamo voltare lo sguardo.

Il Giardino di Luca e Viola ci ricorda qualcosa che dovremmo ripeterci ogni giorno:

dietro ogni statistica ci sono storie vere.

Dietro ogni numero ci sono giocattoli sul comodino, sogni interrotti, famiglie che non si arrendono.

E dietro ogni famiglia ci sono associazioni che lottano perché nessuno debba affrontare quel percorso da solo.

Quando ci fermiamo a riflettere, forse capiamo che non possiamo risolvere tutto. Nessuno può.

Ma possiamo esserci. Possiamo sostenere. Possiamo amplificare.

Possiamo essere parte di una rete che non lascia indietro i più fragili.

E in un mondo che corre, scegliere di esserci è un atto rivoluzionario.

Un grazie che nasce dal cuore

Porto con me un sentimento forte – quasi inatteso – dopo il mio incontro con loro: la gratitudine.

Gratitudine perché vedere il loro impegno significa riconoscere che la gentilezza, quando è costante e costruita sulla verità, può cambiare davvero qualcosa.

Gratitudine perché la loro storia ricorda che il dolore non è una fine, ma può diventare un ponte verso gli altri.

Gratitudine perché ci mostrano che il mondo, nonostante tutto, è ancora capace di bellezza.

E non una bellezza estetica.

Una bellezza più profonda: quella che nasce dalla solidarietà e dalla memoria che diventa azione.

Un invito: entrare in questo giardino

La ricerca sui tumori pediatrici ha ancora bisogno di forza, di voci, di cammino.

E le associazioni come Il Giardino di Luca e Viola sono fondamentali, perché mantengono accesa la luce proprio dove sarebbe più facile lasciarla spegnere.

Per questo il mio invito è semplice, e viene dal cuore:

Informatevi.

Partecipate

Sostenete se potete

E soprattutto non ignorate.

Perché ogni piccola scelta è un fiore che sboccia.

E in questo giardino, ogni fiore porta con sé un messaggio di speranza che non possiamo permetterci di perdere 


Visitate la pagina  de LI GIARDINO DI LUCA E VIOLA 

https://www.ilgiardinodilucaeviola.org/