LEI, la voce che sembra sapere di noi più di quanto noi sappiamo di noi stessi
di Luisa Procopio
"La cosa più importante per me è far in modo che la gente che mi ascolta
possa riconoscersi in un'emozione e scoprire che la musica altro non è che uno specchio velato della propria anima".
Con queste parole, l'artista racchiude l'essenza della sua visione creativa: un percorso fatto di introspezione, sincerità e ricerca emotiva.
Lei, la voce che sembra sapere di noi più di quanto noi sappiamo di noi stessi
Ci sono artisti che ascolti.
E altri che, inspiegabilmente, ti leggono.
Come se infilassero una mano dentro ciò che tieni nascosto e lo trasformassero in luce, senza farti male.
Lei è una di queste rare, rarissime presenze: una voce che riconosce le tue crepe prima ancora che tu gliele mostri.

Ascoltarla è come aprire una finestra in una stanza dove l'aria è rimasta ferma troppo a lungo.
All'inizio ti spaventa, perché entra tutto: il freddo, la verità, il ricordo.
Poi, quando ti abitui, scopri che stai respirando davvero. Forse da anni non ti capitava.
Lei alias Luana Fusaro, nasce in Calabria, ma questo è solo un dettaglio geografico.
La verità è che Lei nasce ogni volta che canta.
E nasce dalle parti profonde dell'anima, quelle che non si illuminano neanche a cercarle con la torcia.
Si trasferisce a Perugia a diciannove anni e, senza far rumore, inizia a ricostruirsi.
Non come si restaurano i muri, ma come si ripiantano le radici.
Nel silenzio, nell'ascolto, nella necessità.

Incontra il produttore Fabio Arciglione e qualcosa scatta, come quando una porta che pensavi chiusa da tempo, all'improvviso, si apre.
Da quel momento Lei non è più solo un nome: è un modo di stare al mondo.
È il coraggio di dire: ecco, questa sono io, anche quando non so chi sono.
La sua musica non cerca la perfezione.
Cerca il battito.
La crepa.
La fessura da cui entra (e soprattutto esce) la verità.
Non seduce: confessa.
Non consola: accompagna.
Ti prende per mano non per tirarti fuori, ma per dirti: possiamo restare qui, insieme, finché non fa più paura.
Sul palco, Lei non interpreta.
Lei si lascia accadere.
È un momento quasi primitivo: una vibrazione che parte da un punto invisibile del petto e si espande come un'onda che, invece di travolgere, riconosce.

Chi è stato a un suo live lo racconta così:
"Non cantava per noi. Cantava con noi."
Ed è questo che crea l'urto emotivo, quella fitta dolce e tagliente che provi solo quando qualcosa ti tocca davvero.
Dopo un periodo di silenzio – e il silenzio, per gli artisti veri, è sempre un gesto sacro – Lei torna nel 2025 con "Dialogo con ansia".
Un titolo che potrebbe sembrare un pugno allo stomaco, e invece è una carezza sulle vene.
Perché Lei non scappa mai dalle cose che fanno tremare: le guarda, le chiama per nome, le invita a sedersi.
È così che le disinnesca.
E poi c'è "Attraverso", il nuovo album uscito il 21 novembre.
Una parola semplice, ma enorme.
Una parola che sembra un respiro.
Un ponte.
Un lasciarsi fluire.
Attraverso significa: ci passo dentro.
Non mi fermo, non rinnego, non annullo.
Attraverso significa crescere.
E Lei lo fa in modo così umano da sembrare soprannaturale.
La sua musica fa questo:
ti prende esattamente dove stai cedendo
e ti mostra che non è rottura.
È trasformazione.
Con Lei non si ascolta un'artista.
Si ascolta un movimento interno.
Una poesia che diventa aria.
Una promessa sussurrata:
"Io ci sono. Anche quando non ho le parole."
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